Ecco il mio “sguardo di periferia” sulla rottura del “cerchio” e sui vantaggi e svantaggi di una scelta presa non a cuor leggero: uscire dallo schema malsano.

Perché rompere il “cerchio”?

È una domanda alla quale ci arriva soprattutto chi, oltre al fardello di ricoprire il ruolo di “pecora nera”, “scarto”, “ruota di scorta” e “minaccia allo status quo”, deve farsi carico di risolvere i conflitti, di andare oltre ciò che è stato detto, agito e non agito nei suoi confronti.

Arriva un momento della vita in cui ci si sveglia dal torpore.

A me è successo in modo violento quanto efficace durante una seconda gravidanza del tutto inaspettata, come scritto sul mio blog in questo post.

Portare in grembo un secondogenito mi ha fatto riflettere su questioni come:

La mia genitrice ha mai pensato di abortirmi, quando sono stata concepita?

Come fare per evitare di tramandare, proprio al secondogenito quale sono pure io (e sono persino figlia di mezzo e mio fratello minore è autistico), quegli schemi malsani che mi si sono appioppati sulle spalle e nell’anima?

Riuscirò a non diventare come la mia genitrice, dando al secondogenito tutto ciò che non ho ricevuto da lei?

Riuscirò a essere per il secondogenito ciò che avrei voluto avere come madre?

Queste e altre domande sulla mia identità di persona prima ancora che di madre mi hanno messa di fronte a una scelta: continuare a restare sulla “giostra” in qualità di figlia messa da parte, scartata, in cerca di un’approvazione che non arriverà mai dalla donna che mi ha messa al mondo (tra l’altro senza manco soffrire, visto che avevo così tanta voglia di nascere!), oppure scendere e diventare madre di me stessa prima ancora che del primo figlio Giovanni Emanuele, della gatta Arya e di Andrea Sirio?

Mi sono, quindi, chiesta perché rompere il “cerchio”, se ne valesse davvero la pena, anzi, la gioia, quali rischi avrei corso nel fare questa scelta non semplice.

Mi sono data queste cinque risposte:

  1. per validare il mio Sé e farlo rispettare. Da madre di me stessa e da autodidatta ho dovuto imparare e sto ancora imparando a dare validità a tutto ciò che di mio, online quanto dal vivo, è stato sempre soppresso, censurato, invalidato, ignorato, deriso, schernito: la mia voce, i miei pensieri, le mie esperienze, le mie reazioni, la mia umanità, i miei “no”. Un’altra cosa che in parte ho appreso e in parte sto ancora apprendendo è il far rispettare il mio Sé, quindi tutta la serie di “no” che ho dovuto mettere da parte pur di ottenere briciole di approvazione: chi lo fa entra/resta di diritto nel mio “cerchio della fiducia”, chi non lo fa ne è automaticamente fuori, senza se e senza ma.

  2. Per ottenere libertà e autenticità. Conferire legittimità a tutto il mio vissuto, senza paura del giudizio altrui, fregandomene di tante frasi fatte usate per mantenere lo status quo, significa per me essere (più) allineata a me stessa, “libera di amare me” come dicevo in una vecchia poesia che puoi trovare in Poesie di periferia, acquistabile anche su Amazon.

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  3. Per avere rapporti sani e paritari. Già da tempo nell’ambito dell’amicizia e delle parentele ho provveduto a tagliare i rami secchi e quelli avvelenati. In certi casi ho proprio estirpato l’albero, perché era diventato marcio e innaffiare qualcosa di irrecuperabile è inutile nonché una perdita di tempo. Anche a livello di famiglia stretta ormai procedo solo con la cura di ciò che è sano e di ciò che mi garantisce di ricevere lo stesso rispetto, la stessa dedizione, la stessa disponibilità che do. Mi spetta di diritto e ciò spetta anche a mio marito, che come me tanto si è prodigato per le persone. Anche Siria, la protagonista adolescente del romanzo Lo sguardo di Siria, la vita di Rosa, punterà a questo tipo di relazioni per un maggior amor proprio. Leggi il romanzo per saperne di più!

  4. Perché è dannoso per chiunque ne faccia parte. Incasellare le persone in ruoli predefiniti, tramandati di generazione in generazione, acquisiti e applicati passivamente, rende i rapporti e la vita lontani dall’autenticità, dalla libertà, dall’innovazione, dalla trasformazione, dall’evoluzione e da altri “-zione” positivi. Io stessa, nei ruoli di insegnante e madre, mi ci sento stretta, nonostante siano entrambi stati scelti in modo consapevole da me, soprattutto il primo: sono consapevole di essere innanzitutto una persona coi miei valori, i miei pensieri, i miei sentimenti e le mie esperienze che incanalo nei vari ruoli rivestiti.

  5. Perché non farlo? Quando si (re)sta nella zona di comfort si corrono meno rischi rispetto al mettere in discussione degli schemi malsani, al lottare per uscirne, al muoversi (in pensiero e in azione) verso un’aria salubre. Nel mio caso, poi, ci sono stati due scrupoli che mi sono fatta, finché non ho avuto il suddetto risveglio.

A quale prezzo ho deciso di scendere dalla “giostra” da febbraio 2023 in poi?

Ecco i pro e i contro riscontrati finora (questo post è stato scritto a fine maggio 2023).

Pro e contro della rottura del “cerchio”

  • CONTRO: tentativi di riavermi nel cerchio tramite guilt tripping, hoovering e altre manovre di cui parlano molto bene Carolina di @narcistop (Instagram), Adriana di @letsgetyourshifttogether (Instagram) e Danîsh di @narcabusecoach (Instagram). PRO: tentativi tutti falliti, quelli di indurmi al senso di colpa per errori altrui e al risalire sulla “giostra”. Sono studiata ormai, non mi possono più ingannare.

  • CONTRO: ritrovarmi nella Waste Land. Mi sono fatta e mi hanno fatto terra bruciata intorno, perché le “scimmie volanti” sono così addestrate a lasciarsi usare dalle persone con cui ho rotto da non volersi minimamente impegnare ad ascoltare la mia versione dei fatti, figuriamoci a mettere in discussione ciò che è stato loro riportato. In più esistono nel mondo persone cosiddette “enablers” che, pregne di pregiudizi espressi tramite frasi di circostanza del tipo “Eh, ma è pur sempre tua madre”, “Chi ha più intelligenza la sfrutti” e altre che ho elencato nel mio reel sulle relazioni pericolose (disponibile pure in formato carosello), di certo non aiutano a restare fuori dalla “giostra”. PRO: sono contenta di poter devolvere il mio tempo, le mie energie, i miei soldi e le mie risorse preziose solo a quelle poche persone che credono veramente in me e mi amano e vogliono bene per il solo fatto di esistere. Non ho nessuna intenzione di sprecare il tutto con coloro che mi hanno sempre percepita per il ruolo affibbiato e non per come sono davvero.

  • CONTRO, ma anche un grandissimo PRO: dover tagliare i ponti con persone che credevo indispensabili. Solo di rado ho una leggerissima “crisi di astinenza” da quei rapporti, un po’ come quando una persona decide di smettere di fumare dopo tanti anni, ma non mi faccio vincere perché sono troppo impegnata a fare da madre a me stessa e alla mia progenie (incluso il romanzo), a essere una moglie adatta a mio marito (e lui altrettanto nei miei confronti) e a dedicarmi a ben altre persone, attività e pensieri. È confortante sapere che chi credevo indispensabile in realtà ha costituito soprattutto un intralcio a una vita vissuta in pienezza e fierezza.

  • PRO: libertà interiore e autenticità. Quanto è bello poter pubblicare post senza censure, senza la paura del giudizio della “gente che mormora”, senza le spie virtuali e reali. Quanto è liberatorio potermi dedicare a qualsiasi cosa senza il senso di colpa di togliere tempo alle stesse persone che di tempo per me ne hanno sempre riservato poco e solo quando servivo loro, quando ero la loro fonte di approvvigionamento narcisistico. Che bello fare nuove esperienze senza dover dare conto a chicchessia sulle mie scelte, perché ho bisogno solo ed esclusivamente della mia approvazione! Quanto è bello vivere senza fiato sul collo, ravvivare il fuoco dentro me, quanto è bello tutto! Certo, se non fosse che ora (fine maggio 2023) sto al contempo guarendo dai miei traumi e uscendo dalla modalità di sopravvivenza attuata per una vita intera, ne godrei a pieno la gioia, ma devo avere pazienza con me stessa, perché tutto ciò che sto applicando non l’ho imparato tra i banchi di scuola, bensì sulla mia schiena martoriata. Ci vuole tempo affinché queste lezioni penetrino a pieno e a fondo nella sede della mia intelligenza emotiva.

  • PRO: nuove e migliori opportunità di vita da poter accogliere. Quanto è bello poter godere dei miei successi passati, presenti e futuri senza sentirmi in colpa perché “c’è chi sta peggio di me” (riferito in realtà a chi “chiagne e fotte”), senza la sindrome dell’impostora che mi dice di non essermi meritata quei successi, senza avere vicino persone invidiose di questi successi che, per come sono fatta io, cresciuta a pane e ultraindipendenza, mi sono strasudata. E quanta curiosità scatta in me nel momento in cui devo disimparare a sottostimarmi e imparare ad amarmi per il semplice fatto di esistere, per sola grazia di Dio! Quanta voglia ho di entrare a fondo nella conoscenza di una fede per la quale sono da sempre stata simpatizzante e che ora posso “frequentare” più da vicino!

Ora mi rivolgo a te: hai mai dovuto fare la scelta tra ciò che più giusto e ciò che è più semplice?

Io ho raccontato la mia esperienza e nel prossimo post scoprirai anche come ho fatto ad arrivare a questo punto.

Che ne dici di scrivermi la tua, di esperienza di “rottura col passato”?

Grazie per aver letto il Substack di “Sguardi di periferia”. Questo post è pubblico, quindi prenditi la libertà di condividerlo.

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